PATOLOGIE DELL’APPARATO DIGERENTE
Principali patologie che interessano l’apparato digestivo superiore e inferiore.

Patologie del tratto digestivo superiore



GASTRITE
Il termine “gastrite” è oggi molto usato (ed abusato) per comprendere in maniera ampia una serie di disturbi digestivi. Propriamente, la gastrite è un’infiammazione del rivestimento interno (mucosa) dello stomaco che può essere limitato ad una zona oppure diffuso a tutto il viscere (pangastrite) .
Alla base del meccanismo che provoca la gastrite vi è di solito uno squilibrio tra la quantità di succhi gastrici (che contengono acido cloridrico) secreti in eccesso e la riduzione della produzione di muco protettivo. Ciò determina un continuo attacco dei succhi acidi sulla mucosa gastrica che crea uno stimolo irritativo continuo sulle pareti dell’organo.
CAUSE
I fattori in causa sono molteplici. Circa il 70-80% delle gastriti sono sostenute dall’infezione da Helicobacter pylori, un batterio Gram-negativo che può produrre alterazioni funzionali che tendono a diventare croniche fino a giungere all’atrofia gastrica. Queste forme, se non curate, possono aumentare il rischio di degenerazione metaplastica e carcinomatosa.
Altre cause frequenti di gastrite sono l’abuso di farmaci antinfiammatori non steroidei (aspirina, ibuprofene, ketoprofene e simili), da abuso di alcolici, da stress, da allergie alimentari. La gastrite, inoltre, é abbastanza frequente anche in soggetti allergici a varie sostanze non alimentari; infatti, il mediatore delle allergie (istamina) ha fisiologicamente un effetto stimolante sui recettori delle cellule acido secernenti della mucosa gastrica: un eccesso in circolo di istamina, a volte, può causare fenomeni di gastrite.
SINTOMI
La gastrite si manifesta con sintomi generici:
– dolore epigastrico di variabile entità(nella zona alta dell’addome, sotto lo sterno);
– digestione lenta(dispepsia)
– gonfiore addominale dopo i pasti
– nausea
– vomito

Con la gastroscopia si ottiene una completa visualizzazione della mucosa dello stomaco e delle caratteristiche morfologiche tipiche della gastrite. L’esecuzione di biopsie completa la diagnosi identificando la presenza di Helicobacter pylori per impostare la terapia eradicante mirata.

REFLUSSO GASTRO-ESOFAGEO
La Malattia da Reflusso Gastro-Esofageo (MRGE o GERD) è una condizione in cui il contenuto gastrointestinale risale in esofago.
CAUSE
Il reflusso è causato dall’alterazione del meccanismo che presiede alla continenza gastroesofagea (incompetenza cardiale) associato alla ridotta capacità di peristalsi anterograda dell’esofago. Inoltre, frequentemente, si associa un’alterazione anatomica che causa una vera e propria risalita dello stomaco al di sopra del diaframma; tale situazione, detta ernia iatale, può essere stabile o saltuaria, oltre che variamente estesa, ed è in diretta correlazione con l’entità dei sintomi.
A parte i fastidiosi sintomi, il reflusso gastro-esofageo non controllato determina a lungo andare una condizione di irritazione cronica a carico del rivestimento interno dell’esofago (mucosa) causando infiammazione (esofagite) che può essere limitata solo alla parte bassa del viscere fino ad estendersi, nei casi più gravi, a tutto il viscere raggiungendo anche il faringe.
L’esofagite di lunga data, quando non curata, può complicarsi con l’evoluzione in metaplasia; questa condizione, denominata esofago di Barrett, aumenta il rischio di sviluppo del’adenocarcinoma dell’esofago.
SINTOMI
Il reflusso gastroesofageo e l’esofagite ad esso correlata si manifestano con i seguenti sintomi specifici:
– pirosi (bruciore) retrosternale
– rigurgito acido
– bocca amara
– dolore toracico “simil-cardiaco”

Possono inoltre osservarsi sintomi legati al reflusso prolungato quali:
– raucedine
– tosse persistente
– eccessiva salivazione
– alitosi
– bronchiti frequenti
– episodi di palpitazioni

La gastroscopia permette un’ottima definizione della presenza di reflusso, delle sue complicazioni (esofagite, esofago di Barrett) e delle condizioni anatomiche eventualmente associate (ernia iatale).

ESOFAGO DI BARRETT

L’acido e la bile provenienti dallo stomaco, possono causare una infiammazione delle cellule che ricoprono la superficie dell’esofago. Se ciò accade per molti anni, le cellule possono cambiare struttura e diventare come le cellule dell’intestino.Questo si chiama Esofago di Barrett.

Il reflusso gastro-esofageo è la causa principale dell’insorgenza dell’esofago di Barrett.

Si calcola che il 13% dei pazienti con reflusso gastro-esofageo cronico abbiano anche un esofago di Barrett. Il reflusso gastro-esofageo è spesso dovuto a disordini alimentari e dello stile di vita. Infatti l’abuso di alcolici, spezie, fumo, e obesità sono tra i principali fattori di rischio.
Il reflusso gastro-esofageo cronico, se non trattato, può portare al tumore dell’esofago.

Tutti i pazienti con sintomi da reflusso gastro-esofageo (bruciori, acidità, dolore) dovrebbero sottoporsi ad una gastroscopia.

Nel corso della gastroscopia possono essere effettuate biopsie mirate ed eseguito un accurato studio anatomopatologico.

Oggi l’esofago di Barrett può essere curato in centri di riferimento specializzati, mediante moderne metodiche endoscopiche senza ricorso alla chirurgia.

Molte ulteriori utili informazioni sono presenti sul sito www.lesofagodibarrett.it


CELIACHIA
La celiachia (o “morbo celiaco” o “malattia celiaca”) è una enteropatia cronica caratterizzata da atrofia dei villi intestinali con conseguente malassorbimento di tutti i principi nutritivi.
CAUSE
Nell’eziologia rientrano fattori ambientali e genetici da cui scaturiscono disordini immunologici con conseguente produzione di autoanticorpi.
I fattori alimentari alla base della reazione immunitaria sono la gliadina (proteina contenuta nel glutine, una sostanza presente nel frumento) e alcune prolamine (proteine chimicamente correlate alla gliadina presenti in altre graminacee come orzo, segale, avena). Generalmente la “dieta di esclusione” (cioè la rimozione dalla dieta di tutti gli alimenti contenenti il glutine) consente di ottenere la pressoché totale scomparsa dei sintomi ma la diagnosi precisa può essere ottenuta solo su una biopsia endoscopica.
SINTOMI
Il sospetto di malattia celiaca deve essere posto in presenza dei seguenti sintomi:
– Diarrea
– Steatorrea
– Flatulenza
– Eccessivo dimagrimento
– Astenia

Possono manifestarsi collateralmente:
– Anemia
– Dermatite erpetiforme
– Neuropatie periferiche
– Disturbi del ciclo mestruale
– Alopecia
– Dolori osteo-articolari

La gastroscopia è in grado di visualizzare le alterazioni strutturali della mucosa duodenale (scomparsa dei villi) tipicamente presenti nella malattia celiaca. La biopsia duodenale è imprescindibile per poter formulare una diagnosi istologica di certezza e giungere ad un corretto inquadramento clinico.

TUMORE dello stomaco
Il tumore dello stomaco è la quinta causa di morte per tumore nella popolazione occidentale. È una neoplasia abbastanza rara al di sotto del 40° anno di età.
FATTORI DI RISCHIO
Tra i fattori favorenti lo sviluppo di tumori gastrici vi sono:
– Fattori dietetici ed ambientali (eccessivo consumo di carni o pesci salati o affumicati, utilizzo di acque con elevato contenuto di nitriti e/o nitrati, fumo di sigaretta, scarso consumo di frutta e verdura).
– Gastrite cronica da Helicobacter pylori mai eradicata
– Predisposizione genetica
SINTOMI
I sintomi di una neoplasia gastrica sono spesso sfumati ed aspecifici:
– Vaghi disturbi dispeptici (difficoltà digestive, senso di pesantezza dopo i pasti)
– Vomito ingravescente e inappetenza fino all’anoressia (spesso specifica per i cibi carnei)
– Anemia
– Calo ponderale (importante perdita di peso in poche settimane)

TUMORE dell’esofago
Il tumore dell’esofago ha subìto negli ultimi anni un notevole aumento di incidenza.
FATTORI DI RISCHIO
Tra i fattori favorenti lo sviluppo di tumori esofagei vi sono:
– Fattori dietetici ed ambientali (eccessivo consumo di alcol, fumo di sigaretta)
– Reflusso gastroesofageo cronico sintomatico
– Esofagite da reflusso complicata da Esofago di Barrett;
– Familiarità
SINTOMI
I sintomi di una neoplasia esofagea sono:
– Disfagia progressiva ed ingravescente (sensazione di ostacolo al passaggio dei cibi dapprima solidi poi anche liquidi con sensazione di arresto della progressione)
– Odinofagia (deglutizione dolorosa)
– Rigurgito
– Calo ponderale
– Scialorrea (salivazione eccessiva)
– Singhiozzo
– Disfonia (cambiamento del timbro della voce)
– Dolore toracico retrosternale

La gastroscopia consente un’accurata diagnosi di localizzazione e di avanzamento delle neoplasie esofagee e gastriche e costituisce l’unico modo per poter eseguire biopsie mirate su campioni della lesioni per la loro caratterizzazione istologica.


Patologie del tratto digestivo inferiore



COLON IRRITABILE
La sindrome dell’intestino irritabile (o IBS “irritable bowel syndrome”) è una serie di disturbi gastrointestinali funzionali che non risultano causati da alterazioni strutturali o biochimiche.
La sindrome è caratterizzata da dolore addominale in relazione con la defecazione o con un cambiamento dell’alvo, con segni di alterata defecazione e con distensione addominale.
CAUSE
Non esiste una causa conosciuta che sia sottostante a questa sindrome. È certo che spesso coesistono alterazioni motorie, secretorie e sensitive dell’intestino e che i soggetti affetti presentano fattori psicosociali particolari come stati psicopatologici o stress di varia natura.
Recenti studi clinici hanno evidenziato che potrebbe esserci alla base anche un meccanismo immunologico. Infatti, spesso, sulle biopsie endoscopiche può riscontrarsi la presenza di infiltrato infiammatorio della mucosa del colon (specie da parte di cellule T e mastociti). È interessante ricordare che, questi ultimi in particolare, svolgono un ruolo chiave nelle condizioni allergiche in generale e nelle allergopatie digestive. È possibile quindi, per esempio, che la sindrome del colon irritabile possa coesistere in pazienti affetti da accertate intolleranze e/o allergie alimentari.
Inoltre, a conferma del fatto che il disturbo sia in buona parte di tipo “funzionale”, è stata clinicamente dimostrata una correlazione tra colon irritabile ed alcune patologie del tratto digestivo superiore (reflusso gastroesofageo, dispepsia, ecc.).
SINTOMI
La principale manifestazione clinica è, come detto, il dolore. Questo tende ad insorgere dopo i pasti mentre la defecazione o l’emissione di gas generano sollievo. Inoltre, possono presentarsi in maniera più o meno prevalente:
– stipsi;
– diarrea
– flatulenza
– tensione addominale

Il dolore o il fastidio addominale devono essere presenti per almeno tre mesi (anche non consecutivi) nell’ultimo anno.
Inoltre, la presenza di uno o più dei seguenti sintomi è fortemente indicativa per la diagnosi di sindrome dell’intestino irritabile:
– meno di tre evacuazioni a settimana
– più di tre evacuazioni al giorno
– feci dure o caprine
– feci molli o liquide
– sforzo durante l’evacuazione
– stimolo imperioso a defecare
– sensazione di incompleto svuotamento intestinale
– presenza di muco con le feci
– tensione o distensione addominale

Appare chiaro che si tratta di disturbi funzionali i quali non devono destare particolare preoccupazione; tuttavia è sempre corretto eseguire una colonscopia per escludere patologie più rilevanti che possono mimare una sindrome del colon irritabile (ad esempio malattia diverticolare, tumori del colon-retto).

MALATTIA DIVERTICOLARE
I diverticoli sono delle piccole estroflessioni della mucosa del colon, specialmente nei segmenti di sinistra.
CAUSE
I diverticoli si formano nelle zone di minor resistenza della parete intestinale a causa della pressione esercitata dal passaggio di feci dure e non ben idratate. I soggetti affetti da stipsi cronica e quelli che consumano ridotte quantità di acqua, frutta e verdura sono infatti più predisposti allo sviluppo di diverticoli
SINTOMI
La presenza di diverticoli (diverticolosi o “malattia diverticolare”) interessa una grandissima parte della popolazione al di sopra di 50 anni e spesso non ha alcuna manifestazione clinica specifica ma possono presentarsi sintomi sfumati del tutto simili a quelli di una semplice colite (dolori addominali incostanti o episodi di coliche che si autolimitano, periodi di stipsi alternata a diarrea, tendenza al gonfiore addominale).
Una quota di soggetti affetti da malattia diverticolare, però, può andare incontro a complicanze potenzialmente pericolose della malattia che possono essere infiammatorie o emorragiche (diverticolite). La manifestazione clinica di una diverticolite è costituita da dolore nell’area sinistra dell’addome, in alcuni casi violento ed improvviso. Possono associarsi nausea, febbre, diarrea e nei casi di emorragia emissione di sangue rosso vivo con le feci.

MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI
Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI o IBD “inflammatory bowel diseases”) sono condizioni caratterizzate da un processo infiammatorio cronico che interessa una o più sezioni dell’intesino.
Si riconoscono essenzialmente due entità anatomocliniche ben distinete e diverse tra loro: il morbo di Crohn e la Rettocolite Ulcerosa.

Il morbo di Crohn è una malattia infiammatoria cronica ad eziologia sconosciuta che può colpire qualsiasi tratto del canale alimentare, dalla bocca all’ano.
CAUSE
È ipotizzata un’origine virale o micobatterica ma è verosimile la coesistenza di disordini immunitari.
SINTOMI
La malattia colpisce prevalentemente i giovani e i sintomi più frequenti sono:
– diarrea cronica intermittente
– dolori addominali
– calo ponderale
Si accompagna spesso a febbre, sviluppo di ragadi, ascessi o fistole anali, anemia, manifestazioni extraintestinali (artriti, iriti, stomatite aftosa)

La Rettocolite Ulcerosa (RCU) coinvolge esclusivamente l’intestino crasso. Le lesioni sono più superficiali e l’andamento clinico è meno aggressivo del morbo di Crohn.
CAUSE
La genesi è molto probabilmente immunitaria, coesistendo nei pazienti affetti reazioni autoimmuni e alterazioni della biologia dell’epitelio intestinale con presenza pressoché costante di autoanticorpi.
Esistono due principali picchi di incidenza, giovani adulti (25-40 anni) e terza età (70-80 anni), anche se può insorgere a tutte le età.
SINTOMI
Il quadro clinico è generalmente caratterizzato da:
– Sanguinamento rettale (perdita di sangue rosso vivo separato dalle feci o misto a feci normali)
– Diarrea muco-sanguinolenta (“a gelatina di lampone”) o muco-purulenta
– Tenesmo (stimolo defecatorio costante)
Possono associarsi dolori crampiformi, anemia, dimagrimento, manifestazioni extraintestinali (artrite asimmetrica, eritema nodoso, colangite sclerosante primitiva, calcoli renali).

L’esecuzione di una colonscopia con ileoscopia retrograda e biopsie multiple costituisce un passaggio fondamentale per la diagnosi di malattie infiammatorie croniche e per l’impostazione corretta della terapia.

POLIPI DEL COLON
I polipi sono delle protrusioni macroscopicamente evidenti del rivestimento interno della parete intestinale (mucosa) che hanno dimensioni variabili da pochi millimetri fino ad alcuni centimetri e possono essere forniti o meno di peduncolo.
Gran parte di essi, di solito quelli più piccoli, sono polipi iperplastici. La loro presenza non comporta particolare rischio di sviluppo di neoplasia ma è necessaria l’asportazione endoscopica (polipectomia) per ottenere una corretta analisi istologica.
Tuttavia, i due terzi dei polipi riscontrati in corso di endoscopia sono polipi adenomatosi. Questi sono dei veri e propri tumori benigni che vanno incontro a trasformazione displastica (dapprima lieve, poi moderata, quindi severa) fino all’evoluzione in carcinoma.
SINTOMI
I polipi del colon non danno quasi mai segno di sé. La loro scoperta è molto spesso occasionale in corso di una colonscopia eseguita per screening che viene consigliata per la popolazione al di sopra dei 45 anni di età. In molti casi l’indicatore è la presenza di sanguinamento occulto nelle feci che viene riscontrato analizzando tre campioni con speciali test di laboratorio.

Il riconoscimento in fase precoce e l’asportazione endoscopica costituiscono la terapia più adeguata per questo tipo di lesioni. La polipectomia endoscopica infatti è da considerare il trattamento di scelta per i polipi del colon che possono essere completamente rimossi con tecnica mininvasiva e con essi il rischio di evoluzione in carcinoma del colon-retto.

TUMORI del colon-retto
Il carcinoma del colon-retto (CCR) è il tumore maligno più frequente dell’apparato gastrointestinale ed in assoluto la terza causa di morte per neoplasia per entrambi i sessi.
Le neoplasie maligne del colon-retto sono nella maggior parte dei casi adenocarcinomi originati da polipi non riconosciuti in fase precoce ed evolutisi fino alla trasformazione maligna.
Il CCR è una malattia dell’età adulta e insorge in età superiore a 50 anni.
La familiarità gioca un ruolo chiave nell’insorgenza di questa neoplasia. Circa il 20%, infatti, si sviluppa in soggetti più giovani che abbiano già avuto nella stessa famiglia casi di CCR.
Il 75% dei CCR si definiscono sporadici e, come detto, riconoscono la loro genesi nella trasformazione di un polipo adenomatoso.
Il caratteristico decorso indolente fa sì che spesso il carcinoma colo rettale venga identificato solo in fase avanzata e spesso metastatica. Per questo, l’esecuzione di una colonscopia di screening è fortemente consigliata nella popolazione al di sopra dei 45 anni e nei soggetti più giovani con storia familiare.
FATTORI DI RISCHIO
Sono stati identificati dei fattori ambientali e degli stili di vita che sembra possano favorire la carcinogenesi nel colon-retto:
– carcinogeni e mutageni ambientali
– amine eterocicliche (cibi fritti o cotti sul fuoco)
– prodotti del metabolismo batterico
– consumo di alcol
– fumo
– sovrappeso
-vita sedentaria
Sono fattori protettivi invece:
– dieta ricca di fibre e vegetali
– cibi ricchi di carotene, calcio, selenio, acido folico, vitamina C ed E
SINTOMI
I sintomi dipendono dallo stadio e dalla sede della neoplasia. L’esordio può essere un sanguinamento acuto che tende a ripetersi, fastidio addominale, tenesmo rettale. La comparsa di massa palpabile e di modificazioni dell’alvo in senso stitico sono segni di avanzamento della malattia.
I segni in presenza dei quali si sospetta un CCR sono:
– sanguinamento (sia occulto che evidente)
– anemia
– dolore addominale
– calo ponderale
– stipsi di nuova insorgenza (ma non solo)
– anoressia
– diarrea
– nausea e vomito
– tenesmo

La conferma diagnostica è in genere facilmente ottenibile con una colonscopia nel corso della quale viene definita con certezza la sede, l’estensione e, con l’esecuzione di biopsie multiple, la natura istologica.

EMORROIDI
Le emorroidi costituiscono ectasie della rete vascolare sottomucosa e sottocutanea con tendenza al prolasso e possibili emorragie.
La problematica è molto frequente, colpisce sia uomini che donne e l’incidenza aumenta con l’invecchiamento.
CAUSE
Non è possibile riconoscere un ruolo patogenetico specifico ma possono svolgere ruolo predisponente l’età, l’ereditarietà, la costituzione, lo stato endocrino, l’attività fisica e sportiva, il tipo di alimentazioni, l’irregolarità dell’alvo e le abitudini defecatorie, il tono sfinterico e la gravidanza.
SINTOMI
La presentazione più frequente è senza dubbio il sanguinamento, per lo più con la defecazione, che si manifesta sotto forma di striature o macchie rosso vivo sulla carta igienica. Quando si accompagnano a prolasso può avvertirsi una massa umida e protrudente all’orifizio anale.
Di per sé non sono dolorose ma se vanno incontro ad infiammazione e trombosi possono dare luogo a vivo dolore.

L’esecuzione di una colonscopia è sempre consigliata in presenza di emorroidi per escludere altre patologie che causano sanguinamento (diverticoli, polipi, tumori, malattie infiammatorie)

RAGADE ANALE
La ragade anale consiste in una fissurazione del versante epidermico del canale anale.
È un problema molto diffuso che interessa entrambi i sessi e riconosce essenzialmente la presenza di un’eccessiva contrazione dello sfintere anale a riposo (ipertono) cui si associa spesso stipsi.
SINTOMI
Si manifesta con dolore all’evacuazione, sanguinamento, prurito, essudazione anale.
Può essere trattata con adeguata terapia medica locale ma nei casi resistenti è necessaria l’escissione chirurgica